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I Mandrilli e le Radici dell’ Iboga

Nelle foreste del Gabon e del Congo, i nativi affermano che, tanto tempo fa, osservarono i cinghiali scavare e mangiare le radici allucinogene dell’iboga (Tabernanthe iboga Baill., famiglia delle Apocynaceae). I cinghiali che assumono l’iboga evidenziano un comportamento convulsivo, saltano di qua e di là e mostrano reazioni di paura e stati allucinatori. Anche i porcospini e i gorilla subiscono volontariamente questi effetti. Osservando questi animali, i nativi allora li imitarono e fu così che scoprirono gli effetti visionari di questa pianta. Nel corso di ricerche in Gabon, volte allo studio dell’uso dell’iboga nel culto religioso del Buiti presso i Fang, Mitsogho, Apindji e altre tribù bantu che vivono nella foresta equatoriale, numerose volte l’autore di questo sito ha avuto conferma dai suoi informatori del fatto che diverse specie di animali si cibano di iboga per drogarsi. Uno sciamano (nganga) mitsogho riportò l’uso dell’iboga fra i mandrilli maschio. I mandrilli vivono in com

INTERVISTA AD ALEJANDRO JODOROWSKY di Pier Luigi Lattuada e Davide Ferraris

(Registrata a Parigi nell’ottobre 1999, in occasione del primo convegno-evento internazionale del movimento transpersonale in Italia “L’Eredità della Tribù. Stati di coscienza nella metropoli di fine millennio”, Milano 1999) La gente vi ha conosciuto inizialmente come il regista de “La montagna sacra”, “El topo”, ecc., oggi siete conosciuto come la persona che fa ‘psicomagia’. Qual è il processo che vi ha portato dalla regia alla psicomagia? Al termine del film ‘La montagna sacra’, nel 1970, mentre lo schermo diventa bianco dico: “Tutto questo non è che un sogno (il cinema). La realtà ci attende”. Quindi dobbiamo uscire dalla virtualità dell’immagine cinematografica per andare a cercare nella vita qualche cosa. Era il 1970 e da lì ho cominciato ad utilizzare la mia esperienza artistica, come la danza espressionista, il mimo, la poesia, il romanzo, il disegno, la musica, il cinema, il teatro, eccetera, ho deciso di applicare quest’esperienza alla terapia. Come per dire: se l’arte non sa

Kambo Kambo

IL PAJE' CHE SI TRASFORMO' IN ROSPO E DOPO IN PROMESSA DI MEDICINA BREVETTATA di Bia Labate Ho sentito dire una volta da un Kaxinawà: "Il kampu era un pajè (sciamano) che morì e divenne un rospo. Prima di morire disse: - Io aiuterò a curare le malattie. C’è un periodo dell’anno, quando le scimmie incominciano a ingrassare, che il kampu canta. Così i membri della comunità sanno che l’epoca è buona per andare a caccia. Fanno un rituale per prendere il kampu. A lui piace stare in cima ad un albero. Bisogna andarci con una torcia. Lui intona la sua melodia e così noi possiamo incontrarlo. Conosciamo infatti i versi di tutti i rospi. Prima di prendere il kampu, è necessario dialogare con lui. Solo il pajé può farlo. Tutto nella foresta ha un padrone. Ci sono gli spiriti yuxin e gli incantati yuxibo. Occorre rispettarli per non essere offeso. Occorre chieder permesso – perchè non è possibile prendere quel che si vuole nella foresta senza il loro assenso. Quando il cacciator

Ayahuasca: Un Viaggio Nell' Anima

Lo sciamano ha un sito Internet, un nome u-tente Skype, guida un fuoristrada giapponese di seconda mano e vi promette un viaggio che nessun tour operator è in grado di organizzare: quello dentro voi stessi, prima classe, posto di finestrino. Suoi sono i segreti dell'ayahuasca, una liana psicotropa che cresce nell'Amazzonia peruviana e che gli indios usano da sempre per raggiungere attraverso le allucinazioni uno stato di autoconsapevolezza o trance che altrove verrebbe definito Nirvana. E sua è stata l'idea, un decennio fa, di capitalizzare quei segreti organizzando cerimonie a pagamento per il mercato statunitense, dove l'ayahuasca, messa fuorilegge come sostanza stupefacente (non in Perú), suscita notevole interesse nell'ambiente medico (esperimenti hanno dimostrato la possibile efficacia nella cura delle tossicodipendenze e di alcune psicopatologie), in quello artistico (ne hanno fatto uso Paul Simon, Sting, Isabel Allende) e fra le sempre nutrite schiere di inve

DMT N-N dimetiltriptamina

Una molecola semplice, ma potentissima. Una molecola endogena, ma anche di sintesi. Mentre dormiamo viene prodotta nel nostro cervello e il suo picco massimo è registrabile verso le 3-4 ante meridiem proprio nella fase del sonno profondo o REM durante il quale, generalmente, si sogna. La molecola ha una funzione complessa non ancora completamente svelata, ma, come ipotizzato da numerosi scienziati che l'hanno provata su volontari sani nel più grande studio mai eseguito con sostanze serotonino simili, potrebbe essere la molecola dello spirito. Sì, la DMT avrebbe il ruolo di essere la molecola dello spirito umano con la capacità di intervenire in tutti quegli stati in cui, il solo corpo non saprebbe ritrovarsi o reagire. Ansietà, depressione e stress sono i suoi target principali. La primissima produzione di DMT avviene con la terza settimana di gestazione e, il suo primo massiccio utilizzo, da parte del nascituro, è proprio durante la nascita. Il suo backbone è fantastico, differisc

RUTA SIRIACA (PEGANUM HARMALA)

In questi ultimi anni una pianta, il cui rapporto con l’uomo è di antica data, è oggetto di una rinnovata attenzione da parte degli psiconauti enteogenici: il Peganum harmala. E ciò non tanto per le sue proprietà psicoattive, quanto per le sue potenzialità di sinergismo in accoppiamento con altri vegetali psicoattivi, specialmente quelli enteogeni. Come pianta nota e utilizzata presso le antiche culture del bacino del Mediterraneo e del Medio Oriente, non è da escludere il fatto che queste associazioni, o alcune di queste, fossero già state scoperte e valorizzate in precedenza. Considerata sino a non molti anni fa come una pianta psicoattiva di interesse secondario, il Peganum sta velocemente riacquistando la posizione che si merita, quale importante pianta sacramentale delle culture mediterranee e asiatiche. In queste pagine riporto un insieme di dati, provenienti da diverse discipline, al fine di offrire un quadro generale di informazioni su questa pianta; una pianta finora ignorata

Ayahuasca e analoghi: Enteogeni universali

L'ayahuasca, l'amrta amazzonica, fece il suo primo ingresso nella storia occidentale durante il diciassettesimo secolo, quando preti Gesuiti commentarono l'esistenza di "pozioni diaboliche" ricavate da liane dagli Indiani Peruviani. Ma fu solo verso la metà del diciannovesimo secolo che il botanico britannico Richard Spruce iniziò degli studi botanici sulla principale fonte vegetale, una pianta chiamata Banisteria caapi, oggi più comunemente conosciuta come Banisteriopsis caapi. Il geografo ecuadoriano Manuel Villavicencio sembra essere stato il primo non-Indiano noto ad avere sperimentato i pieni effetti della pozione, nel 1858, e nei successivi 150 anni sono stati pubblicati più di un centinaio dì studi botanici, etnografici, chimici e farmacologici sull'ambrosia amazzonica (Ott, 1994). Ora sappiamo che le bevande di ayahuasca (note anche come yaié e caapi, e con una dozzina di altri nomi indigeni) venivano utilizzate tradizionalmente dalle regioni costiere