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AYAHUASCA

di Marco Nieli, Ottavio Iommelli

Conosciuta dai popoli dell'Amazzonia come yagé, caapi, dàpa, mihi, kahi, natema, pindé, saga del muerto, bejuco bravo,
etc., l'ayahuasca (letteralmente, "liana o rampicante dell'anima") è un beveraggio allucinogeno prodotto dalla decozione
di due o più piante locali, impiegato tradizionalmente da sciamani e curanderos nativi in cerimonie di guarigione a sfondo
magico-esoterico e terapeutico. Sebbene sia noto l'uso rituale di tale beveraggio fin dai tempi delle prime esplorazioni da
parte di occidentali (sec. XVIII-XIX), è solo in tempi recenti che si è giunti a una corretta identificazione delle piante che
forniscono i principi attivi.
La componente base è rappresentata dalla Banisteriopsis caapi o inebrians, una liana della giungla la cui corteccia viene
sminuzzata in appositi mortai e poi sottoposta a decozione con aggiunta (a scelta) di Datura, Psychotria (viridis o
carthaginensis), Brugmansia suaveolens, Brunfelsia (chiricaspi o grandiflora), Mascagnia (glandulifera o psilophylla),
Dyplopteris cabrerana, tabacco o ajo sacha (variante locale dell'aglio), cactus dei generi Opuntia o Epiphyllum, felci del
tipo Lygodium venustum o Lomariopsis japurensis, etc.
I curanderos dell'Amazzonia possiedono una raffinatissima conoscenza delle combinazioni derivanti dalle diverse piante
e distinguono diversi tipi di ayahuasca a seconda dei fattori bioclimatici di crescita, dell'età e delle differenti parti della
pianta impiegata. (1)
Le tradizioni relative all'ayahuasca sono antichissime, da tracce iconografiche (pitture rupestri o ceramiche) dell'Ecuador,
risalirebbero almeno al 2000 a.C. (2) Con l'aumento dei contatti intertribali nel corso dei secoli e, ancora di più, con
l'arrivo dei bianchi, la bevanda è divenuta parte integrante, spesso su base sincretica, dei sistemi etnomedicali locali di
parecchie popolazioni tra Ecuador, Venezuela, Colombia, Brasile e Peru.
Contrariamente al teonanacatl e al peyote, le prime notizie sull'ayahuasca negli ambienti scientifici occidentali sono
molto più recenti, sebbene già i Portoghesi avessero notizia della bevanda sotto il nome di Hoasca.
Uno dei primi esploratori alla ricerca di piante mediche in Colombia e Brasile è il tedesco K.F.P. von Martius, autore di
Flora brasiliensis (1834), in cui per la prima volta viene menzionata la Banisteriopsis. Tra i primi resoconti delle cerimonie
native è quello dell'esploratore e botanico britannico Robert Spruce, che nel 1851 s'imbatte nella Banisteriopsis presso i
Tukano del Brasile e invia campioni in Inghilterra per farli analizzare. Qualche anno dopo, Spruce è forse il primo bianco
ad assistere a una cerimonia con lo yagé presso i Guahibo sull'alto Orinoco. La sua descrizione, dall'esterno, mette in
risalto gli aspetti rituali e fisiologici prodotti dalla sostanza, tralasciando quelli più specificamente soggettivi, legati alla
visionarietà:
“In the course of night the young men partook of Caapi five or six times, in the intervals between the dances; but
only a few drank of it twice. The cup-bearer - who must be a man, for no woman can touch or taste Caapi- starts at a
short run from the the opposite end of the house, with a small calabash containing about a teacupful of Caapi in each
hand, muttering 'Mo-momo-mo-mo' as he runs, and gradually sinking down until at last his chin nearly touches his knees,
when he reaches out one of his cups to the man who stands ready to receive it…In two minutes or less after
drinking it, the effects begin to be apparent. The Indian turns deadly pale, trembles in every limb, and horror is in his
aspect. Suddenly contrary symptoms succeed; he bursts into perspiration and seems possessed with reckless fury,
seizes whatever arms are at hand…and rushes to the door, while he inflicts violent blows on the ground and
doorposts, calling out all the while: 'Thus would I do to mine enemy [naming him by name] were this he!' In about ten
minutes, the excitement has passed off, and the Indian grows calm but appears exhausted." (3)
Dopo Spruce, parecchi altri esploratori ed etnobotanici hanno descritto e/o preso parte a cerimonie a base dello yagé,
tra cui all'inizio del XIX secolo si ricordano il tedesco T. Koch-Grünberg e l'austriaco G. Reichel-Dolmatoff. (4) Soltanto a
partire dagli anni '60 del secolo scorso, tuttavia, è iniziato lo studio chimico dei principi attivi della bevanda e si è
compreso che alla base del suo effetto "inebriante" vi è una reazione chimica complessa.
Gli alcaloidi beta-carbolinici della Banisteriopsis, potenti inibitori del MAO, vengono infatti esaltati dalle triptamine
contenute in additivi come la chacruna (Psychotria viridis) o il Chagropanga (Dyplopteris cabrerana) e producono l'effetto
anti-depressivo, euforico e visionario unanimemente riconosciuto all'ayahuasca.
A tutt'oggi, se la letteratura etno-antropologica abbonda sull'uso rituale della bevanda (5), davvero poche ricerche
esistono sugli aspetti più specificamente medici.
Non bisogna credere, da quanto detto sopra, che il sistema della medicina tradizionale amazzonica sia rimasto statico
nel tempo: al contrario esso è enormemente evoluto di fronte all'enorme pressione esercitata dalla religione cristiana,
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della lingua e cultura dominanti, della scienza moderna. Come già per la Psylocibe messicana e il peyote, anche
l'evoluzione delle cerimonie di ayahuasca è avvenuta nella direzione del sincretismo, vale a dire attraverso l'integrazione
di elementi cristiani e, più generalmente, occidentali. Un'intera generazione di sciamani mestizos ha sviluppato il proprio
personale approccio all'ayahuasca integrando i livelli ctonii e acquatici dello sciamanesimo nativo in una visione più
allargata, incentrata cioè sul ruolo di un Essere Supremo (Dio Padre, Cristo) creatore e ordinatore del mondo manifesto.
(6)
Riferimenti al potere taumaturgico di varie figure cristiane, in primo luogo il Cristo, ma anche S. Pedro, S. Paolo e
parecchi altri santi, sono frequenti nel corredo iconografico e simbolico, oltre che negli icaros (canzoni rituali) della
maggior parte dei curanderos.
Questo fenomeno è conosciuto come vegetalismo e i suoi rappresentanti sono per lo più curanderos meticci (mestizos)
(7). Le varianti individuali di tale sincretismo sono pressoché illimitate e gli studi sul fenomeno sono appena agli inizi.
Un'altra interessante evoluzione del culto e dei rituali dell'ayahuasca è rappresentata dai tentativi di istituzionalizzazione
religiosa avvenuti in Brasile a partire dalla seconda metà del XX secolo. Il Santo Daime di R. Irinem Serra è stato in
questo senso il capostipite, ma le sette hanno cominciato a fiorire e prosperare negli ultimi anni nelle regioni inaccessibili
del Mato Grosso e dell'Amazzonia inferiore: si ricordano tra le più importanti e numericamente consistenti la Barquinha di
D. Pereira de Matos, la União do Vegetal di José Gabriel da Costa e il Centro Eclectico de Fluente Luz Universal di S.
Mota de Melo, quest'ultima dalle più spiccate connotazioni New Age. Le sette sincretiche di questo tipo fanno forte presa
sull'immaginario popolare di Indios e colonos dell'Amazzonia, che ne sentono il messaggio più vicino alle proprie
esigenze di emancipazione sociale e partecipano maggiormente ai simbolismi mitologici proposti.
Nel caso dell'UDV, si conta anche un discreto seguito tra i medici e paramedici, professionisti e media borghesia urbana.
I membri di questa setta sono riuniti in nucleos coordinati da un mestre. Essi ingeriscono l'hoasca sotto forma di un tè o
tisana sacramentale. Il Sacramento compendia mirabilmente gli aspetti più specificamente curativi con quelli esoterici e
mistici, il tutto codificato in un quadro prescrittivo e liturgico più o meno rigoroso.
E' da notare che l'uso sacramentale dell'hoasca è stato approvato nel 1987 dal governo del Brasile grazie anche
all'azione di persuasione dell'UDV.
Come già si diceva a proposito del vegetalismo mestizo peruviano e colombiano, gli studi medico-fisiologici e psichiatrici
sono ancora agli inizi anche per i culti sincretici brasiliani.
Banisteriopsis caapi e altri additivi dell'ayahuasca
La pianta base dell'ayahuasca, la Banisteriopsis caapi, è una liana rampicante della giungla amazzonica, appartenente
alla famiglia delle Malpighiacee, come anche le altre varianti B. inebrians e B. rusbyana. Cresce nei terreni umidi della
selva tropicale, il suo tempo balsamico è per lo più collocabile nella stagione delle piogge (dicembre-marzo). Alcuni
curanderos, che di solito coltivano la pianta per averne sempre a disposizione il quantitativo desiderato, prediligono la
corteccia della pianta giovane, la quale si presume contenere un tasso di principi attivi più elevato. (8) Altri preferiscono
invece la corteccia di piante vecchie cresciute liberamente nella giungla. (9) Come si è già detto, tuttavia, generalmente si
distinguono vari tipi di ayahuasca a seconda dei fattori microclimatici in cui è cresciuta la pianta, dell'età, delle parti
impiegate, etc. Nella maggior parte dei casi, l'indagine etnobotanica ha verificato che si tratta di varianti della stessa
specie, appunto la Banisteriopsis caapi. (10)
I metodi base per preparare l'ayahuasca possono differire grandemente da regione a regione e anche da sciamano a
sciamano, tuttavia alcune procedure tipiche sono più o meno ricorrenti. La più diffusa è forse quella consistente nel
battere la corteccia fresca in appositi mortai, per poi sottoporla a decozione prolungata (fino a 24 ore), con l'aggiunta
degli additivi prescelti. Il liquido rossastro e amarognolo ottenuto è la bevanda che si usa nelle cerimonie, un concentrato
estremamente potente di principi attivi. Un altro metodo di preparazione consiste nel polverizzare la corteccia fresca per
poi diluirla in acqua fredda: questa procedura richiede naturalmente quantità maggiori di materia base. Sono riportati
anche usi sotto forma di inalazione della polvere o masticazione della corteccia.
Diversi sono i principi attivi della Banisteriopsis, il cui studio è iniziato solo in tempi recenti. (11) Tra gli alcaloidi
responsabili dell'effetto serotoninergico, i più famosi sono sicuramente la telepatina (chiamata così perché associata alla
telepatia, effetto descritto da parecchi consumatori abituali) e la banisterina. Ricerche più recenti hanno dimostrato
l'affinità di questi alcaloidi con il gruppo delle armine, precedentemente individuate nella pianta Peganum harmala. Anche
altri alcaloidi, come l'armalina e la tetraidroarmina sono comuni alla Peganum e alla Banisteriopsis. (12)
La reazione chimica che si determina tra gli alcaloidi ßcarbolinici della Banisteriopsis e le triptamine presenti nelle piante
additive ci fa comprendere la vastità e sofisticatezza delle conoscenze fitoterapiche tradizionali degli sciamani amazzonici.
D. McKenna ha, infatti, dimostrato come questi alcaloidi esercitino un potente effetto inibitore del MAO (mono-amminoossidasi),
prevenendo quindi la de-amminazione delle N-Ndimetiltriptamine e delle N-metil-triptamine contenute negli
additivi, specialmente nella Psychotria viridis.
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Come si ricorderà, le triptamine sono i componenti base del triptofano, amminoacido essenziale che serve per produrre
l'ormone neuro-trasmettitore noto come serotonina. L'effetto combinato degli alcaloidi ß-carbolinici e delle triptamine è
dunque quello di aumentare i livelli di serotonina cerebrale, con i tipici effetti euforici, anti-depressivi e stimolanti che
questa comporta. (13)
Anche la visionarietà dell'ayahuasca pare da attribuirsi in buona misura all'azione delle triptamine potenziate dagli
alcaloidi della Banisteriopsis. (14)
E' da notare che la NN-dimetiltriptamina (DMT) non è attiva oralmente, se ingerita direttamente, proprio a causa del
processo di degradazione indotto dall'enzima MAO. (15) Gli alcaloidi della Banisteriopsis assolvono appunto alla
funzione di rendere disponibile oralmente le triptamine. (16)
Altri effetti documentati degli alcaloidi ß-carbolinici riguardano l'uptake del 5-HT, della dopamina, dell'epinefrina e della
norapinefrina (17), l'interferenza con la sintesi delle ammine biogeniche (18), effetti vasopressinelike sul trasporto di
acqua e Na a livello di pelle (19), etc.
Un altro effetto biomedico interessante sembra l'inibizione del Tripanosoma lewisii da parte dell'armina, il che
giustificherebbe la credenza sciamanica che l'ayahuasca esercita un'azione profilattica verso diversi parassiti tra cui la
malaria. (20)
Da quanto detto sopra, ne consegue che nella preparazione dell'ayahuasca, la variabile principale è rappresentata dalle
piante usate come additivi rispetto alla Banisteriopsis caapi. Ciascuna di loro possiede particolari proprietà medicofisiologiche
che, sviluppando reazione chimica con i principi attivi della pianta base, allungano o intensificano gli effetti
dell'intossicazione o, in alcuni casi, ne modificano le caratteristiche. Così, ad esempio, la chagropanga (Diplopterys
Cabrerana) e la chacruna (Psychotria viridis) sono le piante con maggior contenuto di triptamine, e costituiscono dunque
un ingrediente imprescindibile dell'ayahuasca. La prima pare essere impiegata più frequentemente in Ecuador e nel
Putumayo colombiano. (21)
La Brunfelsia chiricaspi, detta anche cold tree, perché pare produrre brividi di freddo, è anche dei più frequenti e potenti
additivi dell'ayahuasca. A volte, è anche usata da sola come allucinogeno.
La Brugmansia aurea o alcune specie di Datura (come la Datura candida) sono anch'esse additivi frequenti
dell'ayahuasca, dalle spiccate proprietà narcotiche e allucinogene.
Tabacco (Nicotiana), Brugmansia e Brunfelsia sono Solanacee. Tra i principi attivi più importanti esse contengono tutte
la nicotina, l'atropina (che provoca la dilatazione della pupilla) e la scopolamina (efficace nel prevenire le malattie
dell'apparato motorio). Tali alcaloidi in generale sono noti per i loro effetti sulla neurotrasmissione periferica e centrale
(colinergica e adreninergica). L'uso come additivi di queste piante è giustificato prevalentemente dalla necessità di
prevenire eventuali spasmi gastrici. (22)
Effetti medici e allucinogeni alla base dell'ayahuasca
Gli effetti dell'ayahuasca variano sensibilmente a seconda del dosaggio e degli ingredienti assunti, del setting
cerimoniale, delle finalità della cerimonia (medico, mistico, divinatorio, etc.) e della forza di suggestione individuale. Sugli
aspetti soggettivi dell'esperienza (psicologici, religiosi, visionari) è chiaramente impossibile pronunciarsi con obiettività
scientifica, tuttavia da un punto di vista medico-fisiologico è possibile rintracciare un nucleo di effetti ricorrenti e
statisticamente significativi.
Una componente senz'altro presente in tutti i resoconti è quello delle sensazioni di nausea, vertigine e paura, seguite
generalmente da vomito o diarrea. Dette sensazioni vengono per lo più collegate al sapore amarostico della bevanda,
che risulta di gusto fortemente sgradevole. (23)
Gli stati emotivi collegati a questa prima fase sono generalmente di tipo euforico e/o aggressivo, ma, stranamente,
nell'euforia esiste una forte componente di terrore, angoscia e paura per le suggestive visioni sperimentate sul piano
soggettivo. L'esibizionismo guerriero e le sfide immaginarie che abbiamo visto presenti nel racconto di Spruce
appartengono tipicamente a questa prima fase, in cui inizia l'azione degli alcaloidi betacarbolinici (inibitori del MAO). In
questa fase, sono anche possibili esperienze di forte destrutturazione della personalità, o anche smembramento fisico, di
solito associate a visioni di giaguari, serpenti o altri animali della giungla, spesso in forma mostruosa e con atteggiamenti
minacciosi o aggressivi. A volte, gli animali umiliano il partecipante alla cerimonia, perché egli è "solo" un uomo. (24) In
altri casi, la sensazione preponderante è quella del volare (per lo più compiuto dalla propria parte spirituale, vale a dire
l'anima).
E' solo dopo la limpieza indotta dal vomito o dalla diarrea che le visioni assumono un contenuto più tranquillo e subentra
un rilassamento fisiologico e mentale che introduce alla seconda fase, quella più propriamente introspettiva. E' questa
seconda fase, indotta dall'azione potenziata delle triptamine contenute nella Psychotria e nella Diplopterys cabrerana,
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che sviluppa maggiormente la dimensione conoscitiva e iniziatica dell'ayahuasca. Al ruolo degli additivi possono anche
essere attribuiti eventuali fenomeni di midriasi, tremito e movimenti convulsivi, aumento del battito cardiaco, etc. (25)
Le visioni prodotte dagli alcaloidi beta-carbolinici hanno spesso colori smorti, dal blue al grigio, ma, in presenza degli
additivi integratori di triptamine, assumono una colorazione brillante, addirittura sgargiante. (26)
Fenomeni di macropsia, vale a dire aumento delle proporzioni degli oggetti percepiti (spesso oggetti comuni che
diventano montagne, cascate, paesaggi naturali, etc.) sono anche frequenti. (27)
Dal momento che, in genere, lo sciamano ed, eventualmente, i suoi assistenti, accompagnano l'esperienza con canti e/o
melodie fischiate, si presentano spesso allucinazioni auditive, come voci amplificate, distorte, fenomeni sonori vari, etc.
E' controverso se l'ayahuasca abbia un qualche effetto sulla componente erotica (se possa essere cioè considerato
come afrodisiaco): in ogni caso, l'innalzamento o l'inibizione della libido appaiono fortemente connotati in senso
soggettivo. (28)
La perdita del coordinamento motorio è un sintomo raramente segnalato, infatti, gli Indios durante le cerimonie praticano
la danza nella maniera più sciolta e armonica possibile. Un'altra caratteristica positiva dell'esperienza con l'ayahuasca è
la mancanza dei tipici effetti collaterali dell'intossicazione da alcool (nausea, cefalea, etc.) o della dipendenza e
assuefazione indotta dai derivati dell'oppio.
Su di un piano più propriamente soggettivo, le esperienze visionarie riportate dalla poca letteratura esistente
sull'ayahuasca concordano nell'attribuire all'uso rituale di questa bevanda il potere curativo, sapienziale e divinatorio di
payé (medicinemen colombiani) e curanderos. E' infatti tipico dei rispettivi sistemi medicinali e fitoterapeutici riconoscere
l'origine dei poteri e delle conoscenze nella trasmissione operata attraverso le "madri" (ovvero gli spiriti di piante o
animali) in sogno o in visione, per l'effetto combinato della dieta e dell'ayahuasca. Insieme alla conoscenza o al potere,
le piante trasmettono le canzoni o melodie (icaros), che variano individualmente in maniera sensibile da sciamano a
sciamano:
Vegetalistas, like their counterparts the Indian shamans of many indigenous groups of the Upper Amazon, claim to derive
healing skills and powers from certain plant-teachers - often psychoactive - believed to have a madre (mother) (…).
Knowledge - particular medicinal knowledge - comes from the plants themselves, the senior shaman only mediating the
trasmission of information, protecting the novice from the attack of sorcerers or evil spirits, and indicating to him or her
the proper conditions under which this transmission is possible. Among the plant-teachers large trees are considered
particularly powerful. The necessity of the diet - which includes sexual segregation - to learn from the plants, was
stressed by every vegetalista I met. The body has to be purified to communicate with the spirit realm. Only in this way will
the neophytes acquire their spiritual helpers, learn icaros (power songs), and acquire their yachay, yausa, or mariri -
phlegm the novice receives at some point during his initiation, either from the senior shaman or from the spirits.
Particularly important are the icaros, learned either during the visions produced by psychotropic plant-teachers, or in the
dreams following ingestion of these trees or a number of other plants. The icaros constitute the quintessence of
shamanic power. The icaros and the phlegm - both of which have material and immaterial qualities -represent a
transference of the spirits of each plant, with all their knowledge and theriomorphic and anthropomorfic manifestations,
into the body of the shaman. (29)
Le modalità attraverso cui la visione giunge al payé o curandero sono molteplici e rispondono a criteri assolutamente
soggettivi: la visione e la conoscenza a essa collegata può arrivare attraverso una figura femminile (la "madre", appunto,
che può essere una sirena o una fata dei boschi), un animale, creature sovrannaturali e addirittura extra-terrestri. Spesso,
la visione è ricevuta mentre o dopo l'anima è in volo, distaccata dal corpo e trasferita su di un piano infero, acquatico,
celestiale o astrale. (30)
Sull'importanza del ruolo giocato dalla dieta e dall'astinenza sessuale nella purificazione del corpo e dell'anima in vista
del viaggio verso i mondi "altri" la letteratura è unanime: mancano tuttavia studi biomedici specifici in grado di dimostrare
come questo fattore interagisca con la reazione chimica base dell'ayahuasca.
La cerimonia dell'ayahuasca
Significative differenze sono riscontrabili tra le cerimonie native, quelle dei curanderos mestizos e quelle del Santo
Daime brasiliano. E' tuttavia possibile rintracciare un nucleo di comuni elementi rituali tra le tre tipologie di cerimonia, con
innumerevoli variazioni locali. Generalmente parlando, le cerimonie tribali possono avere finalità, oltre che terapeutiche e
misticoreligiose, anche di chiaroveggenza e di incitazione per i guerrieri. La cerimonia vegetalista ha, di contro, un
carattere più spiccatamente terapeutico in senso olistico, mentre il Santo Daime è più incentrato sugli aspetti collegati
alla catarsi religiosa vera e propria. Significative variazioni del rituale sono però possibili anche a livello locale e
individuale.
Una tipica cerimonia vegetalista dell'ayahuasca si svolge di notte, in una capanna nella giungla adibita a tempio. Al
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mattino presto, il curandero ha proceduto alla decozione del preparato, tagliando la corteccia della Banisteriopsis e
integrando gli additivi opportuni. Nel pomeriggio egli ha, inoltre, proceduto alla purificazione (limpieza) del paziente,
attraverso aspersioni rituali con essenze floreali (specialmente se il maestro di cerimonia è anche un perfumero) e/o
fumigazioni da tabacco. E' da sottolineare che requisiti essenziali propedeutici per prendere parte a una cerimonia sono
l'astinenza sessuale e una ferrea dieta vegetariana, necessari secondo la visione tradizionale per farsi accettare dalla
pianta. (32)
All'inizio della cerimonia, il curandero, alla luce di una candela, benedice il recipiente in cui è contenuta la bevanda,
densa e di colore rossastro. Egli opera anche fumigazioni di tabacco sulla bevanda, allo scopo di purificarla e di
consacrarla, dal momento che il tabacco è considerato una pianta sacra. Una volta terminate queste indispensabili
operazioni preliminari, il curandero somministra le dosi in ciotole di legno, soppesando la quantità a seconda della
costituzione fisica e psicologica del singolo partecipante.
L'ayahuasca, di uno sgradevolissimo sapore amarostico, va bevuta sorseggiandola lentamente e in un atteggiamento di
raccoglimento interiore. I primi effetti si manifestano all'incirca dopo tre quarti d'ora/un'ora dall'ingestione della bevanda.
Gli effetti fisiologici e psicologici principali (nausea, tachicardia, euforia ma anche sensazioni di paura che evolvono
gradualmente in vero e proprio terrore) sono propedeutici all'esperienza centrale del viaje, costituita da una fase di
visioni e di drammatica destrutturazione dell'io cosciente, seguita dalla crisi di vomito risolutiva.
Sono frequenti visioni a occhi aperti o chiusi di creature mostruose, serpenti o insetti giganteschi, giaguari, in
atteggiamenti minacciosi o comunque aggressivi. Il paziente prova tuttavia spesso un'esperienza di completo
sdoppiamento e oggettivazione della propria personalità, in maniera tale da osservare quello che accade al proprio corpo
come dall'esterno. La visionarietà turbolenta indotta dall'ayahuasca viene definita con termine tecnico in spagnolo
mareacion.
La crisi di vomito (o di diarrea), che i curanderos descrivono come necessaria per il processo di purificazione
dell'organismo come della psiche del paziente, è caratterizzata da un violento rigetto delle tossine accumulate
nell'organismo, provocato dagli alcaloidi della Banisteriopsis caapi. I partecipanti, sporgendo dagli schienali della
capanna, vomitano verso l'esterno, emettendo rumori che ricordano in qualche modo i ruggiti di animali feroci.
Solitamente, nella seconda parte della cerimonia, le visioni assumono un carattere più pacato, concentrandosi su
elementi del paesaggio tropicale ingigantiti a dismisura, con colori più o meno brillanti a seconda degli additivi impiegati.
Al termine della cerimonia il curandero riaccende le candele e indirizza qualche parola al paziente per scuoterlo dal suo
stato di meditazione visionaria.
E' importante sottolineare come tutta la cerimonia sia accompagnata dalle canzoni (icaros) del curandero ed,
eventualmente, dei suoi assistenti, le cui voci costituiscono l'unico appiglio alla realtà per chi "viaggia" nell'oscurità più
completa della notte. Il curandero può accompagnare il canto con elementari strumenti musicali, col fischio, col battito
ritmico delle mani, etc.
Insieme ai suoi assistenti, egli orienta la parte musicoterapica del trattamento in modo tale da interrogare, tramite
l'ayahuasca, quegli spiriti che più possono essere informati o addirittura collegati all'insorgenza della patologia, allo
scopo di poter anche in seguito predisporre la terapia. (33) Il curandero può così appurare quale spirito è stato offeso dal
comportamento del paziente e in che modo si può riparare l'offesa all'origine della patologia, sul piano simbolico-rituale
ma anche su quello medico e fisiologico.
La terapia vegetalista si avvale di varie tecniche, come la fitoterapia, la fangoterapia, la mineraloterapia, la bagnoterapia,
etc., che ritroviamo anche nel repertorio della moderna naturopatia. Sulla prima, che si avvale di un numero di rimedi
praticamente sconfinato e su di una sofisticatissima conoscenza delle proprietà attive delle varie piante, occorrerebbe uno
studio a parte e si rimanda a qualche titolo più specifico citato nelle note e in bibliografia.
Riguardo alla fangoterapia, c'è da dire che probabilmente si tratta di un'antichissima usanza di origine preincaica,
recepita e arricchita dagli sciamani amazzonici nel corso di documentati contatti plurisecolari con le civiltà andine. Le
diverse specialità di fango o barro conosciute e utilizzate dai curanderos (giallo, rosso, scuro, più o meno argilloso)
vengono comunemente impiegate sotto forma di impiastri e impacchi spesso essiccati al sole per trattare tutta una serie
di patologie della pelle (eczemi, micosi, psoriasi, etc.), delle ossa e delle articolazioni (artriti e artrosi, in primo luogo), etc.
Dopo il trattamento, al paziente viene spesso prescritto un bagno freddo, allo scopo di elevare il tono generale
dell'organismo ed eliminare le impurità e le tossine.
La mineraloterapia e la cristalloterapia costituiscono anch'esse parte integrante del trattamento medico. Basti dire che i
curanderos ritengono di poter "bere" l'energia di determinate pietre che per le loro proprietà particolari vengono conosciute
come encantos. Dopo aver lasciato la pietra un intero giorno in acqua, l'encantero beve l'acqua e acquista accesso al
dominio spirituale particolare di quel tale minerale. Di notte può ricevere sogni o visioni che rispondono a quesiti formulati
in precedenza e donano la preveggenza. Di norma, ogni encantero è specializzato nel dominio di un particolare minerale
o anche colore. Le esperienze visionarie o gli insegnamenti ricevuti in dono sono anche qui rigorosamente soggettivi e
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non trasmissibili da persona a persona. (34)
In generale, la buona riuscita di un trattamento dipende dalla costanza della dieta (quasi del tutto vegetariana, con
pochissime proteine animali e senza sale né zucchero), dalla risposta soggettiva all'ayahuasca e, ovviamente, anche dal
"potere" del curandero.
Da quanto illustrato in precedenza, si può dedurre che la filosofia medicale che ispira questo tipo di pratiche in ambito
amazzonico è volto all'armonizzazione bioenergetica dell'organismo, piuttosto che a un semplice intervento tecnico
localizzato. E' ovvio quindi che le percentuali di successo terapeutico sono da considerarsi in misura inversamente
proporzionale al grado di avanzamento della patologia. Nella sindromi più dichiaratamente psicosomatiche o dove la
psiche gioca comunque un ruolo non secondario, la terapia vegetalista mostra evidentemente un più alto coefficiente di
successo. In un raffronto sommario con le tecniche della medicina moderna, queste forme terapeutiche amazzoniche
potranno forse essere considerate primitive, ma è innegabile che l'approccio olistico acquista sempre più consenso
anche in Occidente. Se ci convinciamo che curare significa anche prevenire in un'ottica di benessere globale
l'insorgenza della patologia, allora potremo rivalutare nella sua giusta portata anche la pratica amazzonica
dell'ayahuasca con tutta la sofisticatissima ritualità medico-antropologica e fitoterapica ad essa connessa.

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In questo articolo un tipo di estrazione molto comune in ambito chimico, ed è usata principalmente per estrarre i principi attivi dai vegetali, e precisamente degli alcaloidi. Questi ultimi prendono Il nome da alcalis, ovvero basico. Sono componenti dal gusto amaro e anche più o meno tossici (un esempio banale è la caffeina). Nella loro struttura molecolare è sempre presente almeno un atomo di azoto legato a dei metaboliti organici. Per ogni alcaloide i componenti utilizzati per l’estrazione sono leggermente diversi, ma il metodo che andrò a descrivere è generalizzato e quindi applicabile a tutti gli alcaloidi. Di seguito riporto gli alcaloidi più comuni che è possibile estrarre con questo metodo. • Caffeina • Nicotina • Cocaina • Morfina • LSA • DMT e molti altri. MATERIALE NECESSARIO • Almeno 5 vasi di vetro, le dimensioni dipendono dalla quantità di materiale organico. • Acido muriatico (in alternativa potete usare del semplice succo di limone o aceto di vino bianco) • Soda caustica

KAMBO

GUARIGIONE Secondo ricerche scientifiche effettuate in Brasile, il Kambo è una medicina che lavora su ogni tipo di malattia. Il suo nome e’ quello che viene dato da alcune tribù del Sudamerica a un tipo specifico di rana, phillomedusa bycolor, che vive solo nell’area nord-occidentale dell’Amazzonia. Le ricerche effettuate in Brasile hanno confermato che la secrezione che produce la pelle di questa rana guarisce in tempo rapido malattie che non possono essere guarite con altre terapie o medicine. La molecola contenuta nel sudore di questa rana rappresenta il più forte antibiotico ed anestetico naturale che esista in natura. Il potere di guarigione del Kambo dipende dalla sua capacità di rafforzare enormemente il sistema immunitario. Il processo di guarigione che mette in moto e’ dovuto al fatto che la sostanza presente in questa medicina ha il potere di risvegliare le cellule del corpo alla loro funzione naturale. Il kambo (chiamato anche sappu, campu o vaccino da floresta) ha un grandi

Heantos

Le Heantos sono una miscela di 13 erbe inventata da un medico vietnamita che avendo perso padre fratello per l'oppio, ha dedicato la sua vita alla ricerca di una vera soluzione medica a ogni tipo di dipendenza (sigarette e alcol compresi). Ce l'ha fatta al punto che la comunità scientifica internazionale ha studiato il trattamento. Dopo anni di dispute (immaginarsi che ne pensano le mafie delle droghe, ma anche del metadone e psicofarmaci di una cura del genere!) Proprio in queste settimane le Heantos sono state dichiarate ufficialmente una cura efficace !!! Le Heantos non danno dipendenza e neppure effetti collaterali! La cura sarebbe solo il primo passo come detto poi ci vogliono sostegno psicologico,nuovi interessi altri giri etc. Anche una comunità adatta eventualmente, a seconda dei casi: ma DOPO aver ripulito il cervello. Le Heantos pare abbiano il 90 per cento di successo ( le comunità solo il 5!)... Le Heantos lavorano sui neurotrasmettitori, ossia sui ricettori respons

Olio di iperico ( Erba di San Giovanni )

L'olio di iperico, chiamato anche Olio di San Giovanni, è da sempre conosciuto per le sue eccellenti proprietà se usato sulle scottature, ma non è capace solo di questo: è in grado di lenire dolori articolari, è un ottimo sbiancante per le macchie della pelle, da eccellenti risultati nella cura della psoriasi, è un super protettivo e abronzante, utilizzato come impacco sui capelli è eccezionale, e ancora, utilizzato sul corpo rende la pelle vellutata e ben idratata, infine è un ottimo alleato per combattere l'invecchiamento poiché stimola la rigenerazione cellulare ed è infatti questo il motivo della sua efficacia contro le ustioni. Di questa preparazione si potrebbe dire che è un vero trattamento di salute, è probabilmente il prodotto antirughe e anti età più potente ed efficace che esista in natura. Si ottiene estraendo le sommità fiorite fresche di iperico solitamente in olio di semi di girasole, di soia o di oliva di tipo alimentare. Si ottiene così un